Imprese sempre più a rischio fallimento. Entro la fine dell'anno, infatti rischia il fallimento un'impresa su tre. A dirlo è uno studio di Unimpresa (Unione Nazionale di Imprese) sulla base dei dati delle sofferenze bancarie e sulla probabilità di ingresso in sofferenza entro l'arco di un anno. Questa probabilità viene stimata attraverso una metodologia statistica che utilizza indicatori presi dal bilancio delle imprese e dalle segnalazioni delle banche alla Centrale dei rischi, che approssimano la presenza di tensioni sulla linea di credito.
Ciò ha portato a stimare che 8 imprese in osservazione su 10 peggiorano la loro performance e salute finanziaria nei 12 mesi successivi al segnale di rischio. La situazione appare decisamente peggiorata rispetto allo scorso anno. In termini assoluti appaiono in difficoltà soprattutto le imprese del settore dei servizi (30.134 su 101.257), seguite da quelle manifatturiere (22.073 su 40.178) e dalle imprese delle costruzioni (16.129 su 32.402).
Se si passa all'analisi percentuale, però ad essere più in crisi sono i comparti del manifatturiero e dell'edilizia con almeno un'impresa su sue in sofferenza. A livello territoriale presentano maggiori difficoltà le imprese del Mezzogiorno, le cui probabilità di fallimento, secondo lo studio, sono quasi doppie rispetto alla media nazionale. Ma perchè ciò accade? Oltre alle difficoltà economiche, i problemi riguardano l'accesso al credito e le regole previste nelle direzione crediti. Se le imprese continuano a generare sconfinamenti sulla linea di credito, le possibilità che si vada incontro al fallimento aumentano.
Tuttavia la somma : “di una politica finanziaria spericolata (troppa leva, credito a breve revocabile), dal lato dell'impresa e di una politica creditizia guidata principalmente dall'ansia di riduzione del rischio a breve, dal lato del sistema creditizio, stanno determinando una crescita esponenziale del rischio di fallimento”. Così è stato, spiega Unimpresa, nel triennio 2009-2011 e così sta continuando anche quest'anno.
Secondo Luigi Scipione del Centro Studi risulta : “inequivocabile che a partire dalla metà del 2008 ad oggi è cresciuto il rapporto tra il flusso di nuove sofferenze e prestiti, un indicatore che approssima il tasso di insolvenza della clientela. Le esposizioni delle banche nei confronti di clientela in situazione di temporanea difficoltà sono aumentate. I dati di conto economico dei principali istituti relativi al secondo trimestre del 2012 mostrano una netta crescita degli accantonamenti e delle rettifiche di valore, interamente ascrivibile alla componente relativa al deterioramento dei crediti, aumentata di quasi il 40%”.
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