Qualche tempo fa abbiamo presentato una spiegazione del perchè banchieri e top manager a livello mondiale guadagnano molto anche con la crisi, nonostante le spiegazioni pseudo-scientifiche alcune anomalie non possono che far storcere il naso. Pensiamo al caso dell'Italia, ad esempio, dove gli stipendi dei banchieri e dei top manager sono 85 volte più alti di quelli dei lavoratori. La situazione si presenta piuttosto anacronistica per due ordine di motivi. Il primo assoluto per la sproporzione tra top management e forza lavoro, il secondo per il fatto che questa sproporzione si manifesta anche in un periodo in cui le banche italiane non se la passano certo bene. Secondo uno studio della Uil-Credito, infatti, lo scorso anno l'utile netto delle Banche è calato di 23,6 miliardi, così come forte è stata la pressione sui mercati con titoli azionari in caduta libera, nonostante la forte iniezione di liquidità operata da parte della Bce.
L'indagine sui compensi degli amministratori Delegati (o Direttori Generali) e dei Presidenti di 11 tra i Principali gruppi Bancari Italiani è stata fatta dall'Ufficio Studi della UilCa. Dall'indagine emerge un aumento delle retribuzioni dei Ceo del 36,23% rispetto all'anno precedente, per un totale di 26,067 milioni contro i 19,135 del 2010. Di qui si è giunti a calcolare che il compenso medio degli amministratori delegati risulta 85 volte superiore a quello dei lavoratori, mentre le Organizzazioni Sindacali ritengono che un moltiplicatore massimo ammissibile sia di 20 a 1.
Il compenso dei presidenti è cresciuto in maniera minore, ma pur sempre del 5,56% rispetto al 2010, per un totale di circa 9,6 milioni di euro (+0,5 milioni).
E non si tratta di una situazione isolata, infatti dall'inizio della crisi, dal 2007 al 2011, i compensi degli Amministratori Delegati e dei Presidenti dei Gruppi bancari si sono mantenuti alti, nonostante i risultati economici siano stati tutt'altro che positivi.
Per la Uilca quello di ristabilire equità nel rapporto tra gli stipendi dei top manager e dei lavoratori è un punto fondamentale, tanto che richieste in tal senso sono state avanzate sia al Presidente del Consiglio che alla Banca d'Italia. Ma perchè qualche cambiamento non viene mosso dall'interno del sistema bancario? Secondo la Uilca il motivo è da ricercarsi nel fatto che gli azionisti rilevanti dei gruppi bancari italiani non si sono opposti agli aumenti del top management come invece accade all'estero. Questo sia perchè sembrerebbe che questi soggetti siano più interessati ad ottenere un flusso costante di dividenti, piuttosto che una valorizzazione dal patrimonio, sia perchè spesso i grandi azionisti sono società o enti controllati dagli stessi soggetti bancari/assicurativi che dovrebbero opporre eventuali eccezioni sulla gestione o sulla remunerazione.
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