La scorsa settimana abbiamo visto come
secondo il rapporto Ocse, Taxing Wages il cuneo
fiscale in Italia è tra i più alti dei Paesi membri per ogni
tipologia di famiglia. Il cuneo fiscale indica sostanzialmente la
differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro al lavoratore
e quanto incassato effettivamente dal dipendente, e più è
alto, minore è la quota che rimane in busta paga ai lavoratori.
Oggi vogliamo analizzare un altro
elemento significativo della difficoltà del sistema economico
italiano,
ovvero il concetto di competitività di costo delle imprese
nazionali.
Lindicatore sintetico del successo
dellimpresa viene calcolato come il rapporto tra valore aggiunto
per addetto e costo unitario del lavoro. Rappresenta insomma un
dato di sintesi che esprime l'efficienza dei processi produttivi e la
competitività sia dell'impresa che del sistema economico
imprenditoriale.
Questo perchè misura quanto valore
può dare un nuovo addetto in relazione al costo che richiede, per cui,
dato il valore unitario costante, quanto più il costo è basso (e quindi l'indicatore di competitività alto), tanto più
un'impresa sarà invogliata ad aumentare la forza lavoro
(considerando che la produzione poi possa essere assorbita). Così
come se il costo del lavoro sarà troppo alto in rapporto al valore
aggiunto, l'impresa avrà più difficoltà a competere e magari sarà
invogliata a delocalizzare in luoghi dove questo rapporto è più
favorevole, o magari a ridurre la produzione. Si tratta chiaramente di un indicatore sintetico che non può ricomprendere tutta la complessità aziendale, tuttavia può dare un'idea di quanto un sistema imprenditoriale sia competitivo.
Tornando all'Italia, secondo Istat ed
Eurostat, lindicatore di competitività di costo delle imprese
risulta è pari a 125,5 (dato 2008). Nel 2007 il dato italiano
risultava essere il secondo più basso, dietro solamente a quello
della Grecia (128,1) ed inferiore a quanto registrato anche nel 2001
quanto lindicatore di competitività di costo delle imprese
italiane era pari a 135,8.
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Nel 2007 I Paesi con il più alto indicatore di competitività di costo delle imprese sono la Bulgaria con 240,7,la Lettonia con 231,8 e l'Irlanda con 217,9. A livello territoriale l'indicatore di competitività di costo è più alto al Centro con 134,9, segue il Nord-ovest (127,9), il Nord est (124,7) e il Mezzogiorno (114,1). Dal 2001 al 2008 tale indicatore è diminuito per tutte le aree geografiche e per tutti i settori di attività, anche se con differenze significative. A livello nazionale l'indice è diminuito soprattutto nell'Industria in senza stretto (-8,9), seguito dal settore dei servizi (-4,3) e dalle Costruzioni (-1,5). A livello geografico la riduzione più consistente si è avuta nel Nord-est (-10.4), seguita dal Nord-ovest (-8,3) , dal Mezzogiorno (-4,9) e dal Centro (-1,5).
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