Tra il 2008 e il 2010 in Italia hanno perso il lavoro 532 mila persone, la maggior parte dei quali giovani e di cui oltre 100 mila donne. Un dato molto grave se si considera la scarsa partecipazione al mercato del lavoro delle donne, soprattutto di quelle giovani. Il Cnel ha riscontrato nel recente convegno “Stati generali sul lavoro delle donne in Italia” che il tasso di occupazione femminile in italia è del 46,1%, quota tra le più basse in Europa (peggio di noi fa solo Malta).
Lo Svimez ha cercato di approfondire il tema scattando una fotografia della condizione lavorativa delle donne al Sud, dalla quale emerge che il tasso di occupazione femminile nel Mezzogiorno scende addirittura al 30,4%, contro il 54,8% del Centro-Nord e il 58,2% del resto d'Europa. Un tasso di occupazione quello delle donne del Mezzogiorno inferiore di quasi 30 punti percentuali a quello previsto dal trattato di Lisbona.
Guardando al tasso di disoccupazione femminile si registra nel Mezzogiorno una percentuale del 15,4% contro il 6,9% del Centro-Nord. Ma, spiega lo Svimez, il dato ufficiale della disoccupazione femminile al Sud non tiene in considerazione quelle donne che non risultano né tra gli occupati né tra i disoccupati, ma che sono stimate in circa 560 mila . Un numero gigantesco che se conteggiato nel tasso di disoccupazione lo farebbe arrivare al 30,6%, il doppio di quello ufficiale (15,4%) per un totale di 953 mila donne escluse (o comunque fuori) dal mercato del lavoro.
A queste andrebbero aggiunte anche 575 mila donne del Sud che sono disponibili a lavorare ma non lo cercano, perchè scoraggiate, si tratta circa del 64,4% di tutte le donne scoraggiate in Italia (893 mila). Insomma quello che ne esce è un quadro allarmante, una vera e propria catastrofe sociale.
Il tutto condito da un grande paradosso perchè le donne meridionali sono generalmente più acculturate dei coetanei maschi del Sud, ma nonostante abbiano investito maggiori risorse nella formazione, risultano essere sottoutilizzate e finanche escluds dal mercato del lavoro.
Una situazione in parte favorita da una concezione della famiglia vecchio stampo, che stenta ad evolversi e che vede la donna come una casalinga che non deve lavorare, ma piuttosto occuparsi di figli ed anziani ed in parte dovuta anche alla mancanza di servizi per l’infanzia, che già di per sé scarsi, lo sono in misura maggiore nel Mezzogiorno.
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