Negli Ultimi dieci anni, secondo il 6° censimento Istat sull'Agricoltura, le aziende agricole operanti in Italia si sono ridotte di quasi un terzo con un contestuale aumento della dimensione aziendale. Questa maggior concentrazione delle aziende ha reso più difficile l'ingresso nel mercato di nuovi imprenditori, soprattutto tra i giovani, che oltre alla ricerca del terreno, di per sé molto costoso, si sono ritrovati a lottare contro la burocrazia italiana che richiede, secondo la Coldiretti, quasi 2 anni e mezzo per aprire un'azienda agricola. La situazione però potrebbe presto cambiare con col il prossimo maxi emendamento alla legge di Stabilità in via di definizione.
Secondo quanto fa trapelare la Coldiretti, infatti, lo Stato starebbe per mettere in vendita oltre 338 mila ettari di terreni agricolii di propria proprietà, nell'ambito del programma di dismissioni, previsto dal Governo, che dovrebbero portare ad un incasso di circa 6 miliardi di euro. (valore teorico).
L'aspetto fondamentale di questa Maxicessione è che i terreni in questione sarebbero destinati ad avviare una nuova attività o ad ampliare le aziende agricole già in essere di agricoltori under 40. Insomma un'alienazione di terreni agricoli dedicata espressamente ai giovani.
Inoltre precisa la Coldiretti le nuove imprese agricole nate su questi terreni potranno godere delle agevolazioni fiscali in favore della nuova imprenditoria in agricoltura e, per accelerare il processo di dismissione dei terreni sarà concesso alle pubbliche amministrazioni il ricorso alla trattativa privata.
La cessione di questi terreni agricoli, spiega l'associazione, toglierebbe allo Stato il compito di coltivare la terra (cosa peraltro che difficilmente sarebbe stata fatta), e renderebbe disponibili risorse per lo sviluppo, senza dimenticare l'effetto calmierante che avrebbe una tale dismissione sul prezzo dei terreni agricoli. Il costo del terreno, infatti, è stato negli ultimi tempi un grosso limite all'ingresso dei giovani imprenditori (e anche dei meno giovani) nell'agricoltura, visto che si è arrivati ad un prezzo di 18.400 euro per ettaro (valore 2010) in crescita, nonostante la crisi, dello 0,8 per cento a prezzi correnti in linea con quella degli ultimi anni.
Inoltre la nascita di nuove imprese contribuirebbe a stimolare la crescita, l'occupazione e la redditività in un settore che ha subito molto gli effetti della crisi, ma che può dare molto al Paese.
É certo, infatti, conclude la Coldiretti, che: “nessuno meglio degli imprenditori agricoli è in grado di valorizzare lavorando la terra e generare nuova occupazione”.
Positivo è anche il commento della Cia, Confederazione italiana agricoltori, per questo genere di provvedimento se verrà confermato nei fatti. Il presidente della Confederazione, Giuseppe Politi, ha lanciato anche un monito affichè questi terreni finiscano nelle mani degli speculatori e della criminalità, per occorre stare molto attenti e vigilare.
Politi ha anche auspicato l'introduzione di norme che favoriscano la mobilità fondiaria agricola nel nostro Paese, visto che nel nostro Paese solo il 28% di terre coltivate è in affitto: il 16 per cento al Sud e il 30-50 per cento al Centro e al Nord.
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CREDIT
Martin LaBar by flickr
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