Una ricerca di PEW Internet ha fatto luce su un fenomeno sociale sconosciuto ai più: il bullismo sui social network. Nel senso comune la pratica del bullismo è legata ad ambienti tutt’altro che virtuali, come quello scolastico e ad azioni concrete di violenza (verbale e non) piuttosto che a ‘innocue’ parole pubblicate nella bacheca di Facebook.
La ricerca ha coinvolto 799 ragazzi dai 12 ai 17 anni. Il primo dato non desta particolare stupore: il 95% degli adolescenti naviga correntemente su internet, l’80% possiede un account personale su un social network. Il secondo dato è più sorprendente e molto più allarmante. Circa un terzo dei ragazzi (Il 32%) ha dichiarato di essere stato oggetto di molestie su internet.
In particolare, il 13% del campione ha lamentato di aver ricevuto messaggi aggressivi, sia in bacheca che privatamente; il 6% addirittura ha rivelato di essere stato molestato tramite la pubblicazione di immagini imbarazzanti o offensive. Sono le ragazze a passarsela peggio, e in particolare quelle nella fascia 15-17 anni (41% di queste ha lamentato molestie).
Come reagiscono i ragazzi quando sono testimoni di fatti di bullismo che non li coinvolgono direttamente? PEW ha cercato di rispondere a questa domanda attraverso un esperimento. Ha preso a campione una classe di scuola media inferiore e ha ‘incaricato’ una ragazza di sparlare di un compagno, mettendo in giro voci riguardo un suo presunto comportamento snobistico. Il 20% dei ragazzi si è reso protagonista di atteggiamenti di bullismo nei confronti di questo, andando, per esempio, a scrivere insulti nella sua bacheca. L’80%, invece, ha preso le difese del malcapitato. Dell’indifferenza nemmeno l’ombra.
Amanda Lenhart, ricercatrice di PEW Internet, ha spiegato così queste strane dinamiche: “I social network hanno creato nuovi spazi per i ragazzi per interagire e lo testimonia un misto di altruismo e crudeltà [...]. Per la maggior parte degli adolescenti, questi sono spazi di emozioni e gratificazione. Ma la maggioranza ha visto anche la possibilità di un lato oscuro”.
La conclusione dei ricercatori è drammatica: il bullismo ha fatto il suo ingresso nel mondo digitale, un ingresso carico di conseguente negative. I ‘cyber-bulli’ hanno a disposizione foto, video e visibilità per fare del male.
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